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Riso il Carnaroli BIO

L’annata non è andata male per la nostra produttrice (anche grazie ad una politica di produzione non spinta all’eccesso che consente di limitare, in generale, i picchi sia di sovra che di sotto-produzione) ma purtroppo il 2011 non ha dato buoni risultati per il riso Carnaroli: la produzione è stata molto scarsa nella resa con notevole scarto di chicchi non ben formati e quindi  inadatti alla commercializzazione. In breve: 400 kg di carnaroli che si sono esauriti in pochissimo tempo nella versione bianca e poco lavorata, lasciandoci qualche possibilità di acquisto nella versione integrale (peraltro ottima per le insalate).

La recente visita del gruppo riso alla produttrice è stata occasione, fra l'altro, anche per cercare di conoscere un po’ di più le problematiche connesse alla coltivazione del Carnaroli ed alle ragioni della sua scarsa disponibilità – in generale – in agricoltura biologica (altri produttori biologici  interpellati all’epoca della scelta di inizio anno ci avevano riferito difficoltà nella coltivazione del Carnaroli).

Queste sono le informazioni che abbiamo raccolto….

Nella coltivazione biologica parte della lotta ai funghi che aggrediscono le piante è affidata alla loro capacità di reagire col tempo agli attacchi fungini e di sviluppare adeguate reazioni (un po’ come quando il nostro corpo reagisce alle malattie sviluppando anticorpi).
L’avvento della chimica in agricoltura ha prodotto effetti, per proseguire nella metafora, paragonabili all’uso degli antibiotici per l’uomo: l’abuso di antibiotici  determina lo sviluppo di resistenze dei batteri che diventano sempre più difficili da debellare.

Il riso Carnaroli, pur essendo una varietà coltivata da molti anni in Italia (senza particolari difficoltà rispetto alle altre colture), è risultato maggiormente colpito dal fenomeno della resistenza fungina, diventando di difficile coltura senza l’ausilio della chimica. “Senza veleni”, come ci riferiva un altro produttore interpellato qualche mese fa, il Carnaroli produce poco e con un’alta percentuale di chicchi troppo piccoli per la commercializzazione.

Per un produttore biologico, che rinunciando alla chimica deve farsi forza basandosi sulla rotazione delle colture, sul sovescio, sulle false semine e rimane comunque sempre esposto ad un maggior rischio di sottoproduzione rispetto ai coltivatori convenzionali, destinare ampie parti dei terreni alla coltivazione di riso Carnaroli può diventare una scelta non compatibile con la sopravvivenza dell’azienda agricola.

Cosa ci insegna “la storia del Carnaroli”? A nostro avviso che, come sempre, noi "consumat(t)ori" facciamo la differenza.
Il gruppo riso

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